Il corpo di Cristo
Schemino interattivo
se lo schemino interattivo non funziona bene, premere sui link qui sotto.
Gesù Cristo, il capo del corpo
Il Corpo di Cristo
La dimensione universale
L’espressione locale
Gesù Cristo, il capo del corpo
Gesù Cristo s’incarnò 2000 anni fa per compiere l’opera di Dio. Per noi cristiani, essa si limita troppo spesso al meraviglioso perdono e al sacrificio sulla croce come prezzo di riscatto per ogni persona che crede in lui. È profondo e meraviglioso, è una vera benedizione, ma è soltanto un aspetto della grande opera di Cristo.
Talvolta andiamo oltre e afferriamo che in risurrezione il Signor Gesù è diventato la vita eterna per chi crede e che, ricevendola, diventiamo figli di Dio, membri della sua famiglia. Tu, io e tutti i figli di Dio, siamo stati trasferiti dal regno controllato dal diavolo al regno di Dio. Che miracolo! Avendo ricevuto la vita di Dio, siamo diventati partecipi della sua natura divina. Alleluia.
Così nasce il desiderio di sperimentare quotidianamente il Signor Gesù come vita, pace, consolazione, incoraggiamento, gioia, … per giungere alla tappa meravigliosa che l’apostolo Paolo riassume in una frase: “per me il vivere è Cristo” (Filippesi 1:21).
Le tre esperienze di Cristo appena descritte sono a noi indispensabili almeno per tre motivi:
perché servono alla nostra salvezza eterna
perché siamo peccatori (abbiamo continuamente bisogno di perdono) e mortali (necessitiamo della vita eterna per sfuggire alla morte spirituale che ci attanaglia quotidianamente)
perché abbiamo bisogno di salvezza quotidiana per il nostro essere corrotto.
Tutt’e tre, tuttavia, hanno in comune una caratteristica: sono centrate su di noi. Cerchiamo il Signore, lo amiamo, lo sperimentiamo, … perché ne traiamo un gran beneficio e, consci delle nostre debolezze, ci volgiamo al Signore affinché ci aiuti a superare le difficoltà interiori ed esteriori che la vita ci presenta. Dio ci conosce perfettamente e sa che ne abbiamo bisogno e nella sua misericordia e nel suo amore ci approvvigiona generosamente di tutte le sue virtù nella nostra quotidianità e nelle varie prove.
Non lo loderemo mai abbastanza per la sua bontà!
Ma il Signor Gesù vuole spingerci oltre queste esperienze profonde descritte qui sopra in poche righe. Infatti, sebbene siano essenziali, esse non sono sufficienti per compiere il piano di Dio sulla terra: per esso, il Signor Gesù ha bisogno della chiesa. Perciò egli dimostrò tutto il suo amore morendo, non soltanto per noi esseri umani, ma anche per la chiesa. “Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Efesini 5:25). Così egli diventò tanto il nostro salvatore individualmente, quanto “il Salvatore del corpo” che è la chiesa e di cui lui ne è il capo (ossia la testa del corpo, Efesini 5:23). Se per noi la salvezza è indispensabile perché ci libera dalla condanna del peccato, per il Signore la nostra salvezza è indispensabile perché fa di noi le membra del suo corpo, ossia della chiesa.
Il Signor Gesù ha un disegno meraviglioso, benevolo ed eterno; compì la redenzione per questo disegno, che “consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (Efesini 1:10). Oggi però, il mondo creato da Dio non si sottomette alla sua autorità e l’essere umano nel suo egoismo pensa esclusivamente ai propri interessi sfruttando tanto la società quanto l’ambiente per realizzare i propri sogni di vita agiata. Il disegno di Dio consiste nel restaurare ogni cosa e nel riportare tutti e tutto sotto la sua autorità benevola.
Ma come procedere? Dio decise che avrebbe incominciato da te, da me e da tutti coloro che volontariamente sono disposti ad accettare Cristo come testa del suo corpo, la chiesa: “Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa” (Efesini 1:22). “Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa” (Colossesi 1:18). Oggi la chiesa, ossia l’assemblea di tutti coloro che Dio ha chiamato a uscire dal regno di Satana per entrare nel suo regno, è riportata sotto Cristo quale testa, “da cui tutto il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le giunture e i legamenti, progredisce nella crescita voluta da Dio” (Colossesi 2:19).
Ecco il piano di Dio ed ecco in poche parole lo scopo per cui tu, io e tutti i credenti siamo stati chiamati da Dio: tramite noi Dio vuole restaurare ogni cosa sulla terra.
Che vocazione celeste, magnifica e grandiosa!
Il corpo di Cristo
Noi cristiani, individualmente ma soprattutto collettivamente, abbiamo il compito e il privilegio di mostrare al mondo che Dio sta restaurando la sua autorità. La chiesa, come corpo di Cristo, è l’espressione di Dio sulla terra, ossia è Dio manifestato in carne (1 Timoteo 3:16). Oggi essa compie il destino dell’uomo creato a immagine di Dio per esprimerlo e per rappresentare sulla terra la sua autorità benevola. “Poi Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” (Genesi 1:26). Nella sua grandezza, Dio ha affidato a noi esseri umani corrotti e malvagi il compito di rappresentarlo sulla terra. Com’è possibile? Tramite l’opera di trasformazione a sua immagine che lui compie nei nostri cuori. Alleluia!
Perché Dio ha bisogno del suo corpo?
Perché Dio è invisibile.Dio è invisibile (1 Timoteo 1:17, 6:16)
“… il beato e unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere” (1 Timoteo 6:15-16). Sebbene l’essere umano sia destinato a sviluppare una relazione personale con Dio, non gli è dato di vedere Dio. Certo egli può percepirne le sue qualità attraverso la creazione, può conoscerne le caratteristiche leggendo la Bibbia e possiede in sé il desiderio di conoscere Dio, ma nessuno ha mai visto Dio.
Per rivelarsi all’essere umano, un giorno Dio stesso si è incarnato e “l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18); “la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” (Giovanni 1:14). Sulla terra duemila anni fa, Gesù espresse Dio tramite le sue azioni, i suoi gesti, i suoi atteggiamenti e le sue parole. Chi era accanto a lui poté contemplarlo e percepirne le qualità divine, ma soltanto per pochi anni; infatti egli visse fra i discepoli solo “per un tempo”. Quando morì sulla croce, in molti pensarono che tutto sarebbe finito lì; al contrario invece, quel momento fu un inizio straordinario perché, in risurrezione, il Signor Gesù diede alla luce l’uomo nuovo che lo avrebbe espresso qui sulla terra, ovunque e in modo permanente.
Così Paolo dice che gli fu “data questa grazia di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo … affinché i principati e le potenze nei luoghi celesti conoscano oggi, per mezzo della chiesa, la infinitamente varia sapienza di Dio” (Efesini 3:8-10). Ecco la missione della chiesa: far conoscere tutte le qualità di Dio al mondo visibile e invisibile. Noi credenti siamo partecipi della natura di Dio (2 Pietro 1:4): Dio è uno, Dio è amore, Dio è luce, Dio è vita. Nella vita quotidiana impariamo a conoscerlo tramite molte esperienze e tramite la nostra relazione personale con il Signor Gesù; di conseguenza, lui ci trasforma a poco a poco a sua immagine perché lo esprimiamo. È il mistero meraviglioso della vita cristiana. Tuttavia, una persona individualmente è troppo piccola per pretendere di esprimere da sola tutte le qualità di Dio; per un’espressione completa ci vuole la chiesa, il suo corpo. Assieme a tutti i credenti esprimiamo ancora più intensamente ciò che lui è, mostrando in tal modo a tutti “la infinitamente varia sapienza di Dio”.
“Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace” (Efesini 2:14-15). Il Nuovo Testamento parla dell’uomo nuovo riferendosi a due aspetti: da un lato il rinnovamento del nostro essere, dal vecchio uomo al nuovo (Efesini 4:24), e dall’altro la nascita dell’uomo nuovo creato da Cristo alla croce e comprendente tutti i cristiani (Efesini 2:15). In realtà i due aspetti sono intimamente connessi: individualmente ci rivestiamo dell’uomo nuovo e così facendo edifichiamo il solo uomo nuovo collettivo che esprime tutto quel che Cristo è, perché Cristo è tutto e in tutti. “Vi siete rivestiti del nuovo, – dice Paolo ai Colossesi – che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l’ha creato. Qui non c’è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti” (Colossesi 3:10-11).
La chiesa, il corpo di Cristo, o l’uomo nuovo (Cristo e la chiesa), esprime sulla terra in unità le meravigliose qualità di Dio, affinché tutti lo vedano. Che vocazione abbiamo!
La terra è usurpata dal nemico
La terra appartiene al Creatore: “tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo!” dice l’autore delle Cronache del popolo d’Israele (1 Cronache 29:11). Ma la creazione di Dio è stata usurpata dal suo nemico, dal diavolo, come ce lo conferma l’apostolo Giovanni: “noi sappiamo … che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1 Giovanni 5:19).
Dio avrebbe potuto intervenire sovranamente scacciando l’usurpatore, invece scelse di trasferire questo compito al suo corpo, alla chiesa, ossia all’insieme dei cristiani che volontariamente sono disposti a collaborare con Gesù lasciandolo regnare in loro stessi. Dio è grande e non costringe nessuno, ma cerca collaboratori volontari che si lascino riempire di tutte le sue virtù. Così, il corpo di Cristo testimonia che, oltre a quello di Satana, esiste sulla terra un altro regno, di cui Cristo è il Re e i credenti i concittadini.
Nella lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo dice che Dio ci ha dato ogni sorta d’intelligenza per capire il disegno benevolo che Dio aveva prestabilito; prosegue definendo questo disegno che “consiste nel raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (Efesini 1:9-10). Poi alla fine dello stesso capitolo proclama: “Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo alla chiesa, che è il corpo di lui…” (Efesini 1:22-23). Dio ha scelto di riportare sotto la sua autorità benevola tutte le cose che il nemico ha usurpato e ha scelto la chiesa, il suo corpo, per incominciare tal opera di restauro. Ecco l’appello che Dio rivolge a ogni credente!
L’umanità è divisa
Il risultato dell’opera usurpatrice del nemico di Dio è la divisione. Essa è diventata ormai la caratteristica principale della società: etnie, stati, religioni, ceti sociali, liti, rivalità, divorzi, … e naturalmente anche tutti gli aspetti ancora più negativi dell’umanità come le guerre e ogni tipo di crimine.
La Bibbia è molto severa nei confronti di chi provoca la divisione: “le opere della carne sono manifeste, e sono: … inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, … circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio” (Galati 5:19-21).
Non accettate le divisioni!
Oggi purtroppo viviamo in un periodo in cui la testimonianza di Dio, il suo corpo sulla terra, non esprime l’unità ma la divisione. “Cristo è forse diviso?” (1 Corinzi 1:13), chiede Paolo ai credenti. Se Dio condanna severamente le divisioni tra le membra del suo corpo, come potremmo accettarle noi?
L’unità, ancor di più della salvezza, è il miracolo maggiore che il Signor Gesù compie tra gli uomini. Il corpo di Cristo unito è dunque una controtestimonianza positiva rispetto alla divisione che il nemico di Dio ha prodotto tra gli esseri umani e ancora di più tra i cristiani; esso dimostra al mondo visibile e invisibile che l’unità tra gli esseri umani è possibile in Cristo e che questa esprime la caratteristica essenziale del nostro Dio, perché Dio è uno.
Dio non vuole l’uniformità, ma l’unità perfetta (Giovanni 17), di livello ben superiore a quella che l’uomo potrebbe produrre, perché essa risulta dall’opera di trasformazione dell’essere umano intrapresa dallo Spirito di Dio. Gesù, nell’ultima preghiera che fece prima di morire sulla croce, chiese “che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me” (Giovanni 17:21-23).
Qualunque sia la ragione che motiva l’esclusione di altri cristiani (tradizioni, dottrine, riti, modi di vedere, preferenze, predicatori, opere cristiane, …), nulla la giustifica né agli occhi di Dio né di fronte alla grandezza del suo piano per cui lui ha dato la vita sulla croce!
Cari fratelli e care sorelle, il Signor Gesù vuole e può produrre l’unità perfetta tra i credenti, un’unità visibile oggi qui sulla terra, affinché il mondo dei non credenti possa giungere alla fede vedendo una tale testimonianza di perfetta unità.
La dimensione universale del corpo di Cristo
“Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo” (1 Corinzi 12:12).
Il corpo di Cristo è un mistero per gli esseri umani perché esso è inseparabile da Cristo stesso. Quando vedo te, non vedo soltanto il corpo, vedo pure la testa. Paolo si servì del corpo umano per descrivere quello spirituale di Cristo. Tutte le membra, incluso il capo, formano il tuo corpo, così pure, disse Paolo ai Corinti, tutti i credenti formano con Cristo quale capo, il corpo di Cristo. Ognuna delle membra è legata alle altre in modo indissociabile e tutte assieme, come pure ognuno individualmente, sono legate a Cristo. “Così è anche di Cristo”: i credenti sono molti ma formano un unico corpo, di cui “egli è il capo” (Colossesi 1:18).
Cristo è unico e il suo corpo è pure unico. “Il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra” e “Dio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto”. “Ci son dunque molte membra, ma c’è un unico corpo” e noi siamo “il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua” (1 Corinzi 12:14-27). Se Dio ha deciso così, possiamo noi reciderne un membro escludendolo dal corpo? Assolutamente no!
Dio lo ha voluto così, “perché non ci fosse divisione nel corpo” (1 Corinzi 12:25).
Chi sono le membra del corpo di Cristo?
L’apostolo Paolo, rivolgendosi ai cristiani a Corinto, afferma: “Voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua” (1 Corinzi 12:27).
Cristo è il capo del corpo e i credenti individualmente ne sono le membra, tanto quelli a Corinto quanto i credenti a Roma, Efeso, Gerusalemme, Antiochia e quelli di tutte le altre località viventi nel primo secolo dopo Cristo. A questi si aggiunsero i credenti che nel corso dei secoli fino a oggi sono stati chiamati alla fede dal nostro Signore Gesù Cristo. Vi appartengono pure i credenti che verranno fino al ritorno del nostro Signore sulla terra. Ecco il corpo universale di Cristo, di cui lui solo ne è il capo.
Ma noi del ventunesimo secolo, avremmo accettato tutti quei santi? I cristiani a Corinto, ad esempio, erano divisi tra loro, non credevano alla risurrezione, non rispettavano la mensa del Signore, vi era persino un caso d’incesto! Li accetteremmo oggi? Paolo disse loro: “siete le membra del corpo di Cristo”. Egli non tollerò le loro querele, le dottrine sbagliate o i loro comportamenti peccaminosi; scrisse loro in modo chiaro perché ritornassero alla verità della Parola di Dio. Ma non rigettò mai i credenti. Il suo cuore era per loro; li amava e fece di tutto perché questi accettassero le sue parole.
Ma noi oggi accetteremmo dei credenti come quelli della Galazia che erano ritornati alla legge? O come gli Ebrei ritornati al giudaismo? O come i santi a Roma che avevano tensioni tra di loro a seconda della loro provenienza, giudei e altri? Osserviamo il cristianesimo, non c’è ambiente più diviso: assemblee nazionali, assemblee basate su una dottrina, su una pratica, su una tradizione, … e tutte si escludono a vicenda. “Cristo è forse diviso?” – chiese l’apostolo Paolo ai credenti a Corinto. Oggi, la medesima domanda è rivolta a ognuno di noi: nel ventunesimo secolo, Cristo è forse diviso?
La divisione è la caratteristica dell’uomo carnale e naturale: divorzi, stati politici, rivalità al lavoro, ecc. Nel cristianesimo si ritrova la medesima caratteristica, anche se sovente la si dissimula sotto un travestimento spirituale: essere più fedeli al Signore, praticare in modo più vicino ai testi biblici, essere più giusti dottrinalmente, … Non inganniamo noi stessi, ma guardiamo in faccia la realtà: sulla croce Cristo è forse morto per produrre le divisioni tra le membra del suo corpo? NO! Sulla croce Cristo “ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia …” (Efesini 2:14).
Beninteso, Dio non costringe nessuno, né alla salvezza, né ad accettare tutti i credenti come lui li ha accettati. Ma come Dio vuole che “tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4), così Gesù ha pregato ardentemente il Padre, affinché noi fossimo tutti uno come lui e il Padre sono uno (Giovanni 17:20-23).
Rispondiamo positivamente anche a questo appello.
Il Corpo di Cristo – in breve
Chi decise di creare un corpo unico? | Dio stesso. |
Chi ne è il capo, la testa? | Soltanto Cristo. |
Chi ne sono le membra? | Ogni essere umano che ha risposto all’appello di Dio e che ha creduto in lui. |
Chi ne ha chiamato le membra? | Dio. |
Chi è escluso dall’appello di Dio? | Nessuno. |
Quanti corpi di Cristo esistono? | Uno solo, perché Dio è uno. |
Può il corpo di Cristo essere diviso? | Assolutamente no! |
Qual è la meta del corpo di Cristo? | Esprimere sulla terra tutto quello che Dio è e compiere la sua volontà. . |
Dove puoi vedere il meraviglioso corpo di Cristo? | Nella sua dimensione universale, il corpo di Cristo resterà invisibile fino al ritorno del Signor Gesù. Ma le varie chiese locali ne sono l’espressione visibile, temporanea e unita. |
L’espressione locale del corpo di Cristo
Il corpo di Cristo, la chiesa, nella sua dimensione universale è atemporale e sarà quindi invisibile nella sua globalità fino al ritorno del Signor Gesù. Perciò nella sua saggezza, Dio scelse di renderlo visibile tramite la chiesa locale. Essa esprime localmente, durante il periodo della sua esistenza e in modo visibile da tutti, credenti o meno, il corpo universale di Cristo. La chiesa locale è legata spiritualmente a tutte le altre chiese locali perché tutte fanno parte dell’unico corpo di Cristo. Così il corpo di Cristo si esprime tramite l’unità della chiesa in una località. Che mistero e che privilegio abbiamo di poter fungere da ambasciatori del corpo di Cristo universale!
La chiesa in una località possiede quindi tutti gli attributi del corpo universale di Cristo, primo tra tutti l’unità tra i credenti. “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace. Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti” (Efesini 4:1-6). Comportarsi in modo degno della vocazione che ci è stata rivolta significa conservare l’unità dello Spirito, in modo concreto con tutti i cristiani, nella località in cui viviamo.
Quanti dei esistono? Esiste UN UNICO DIO! E l’apostolo Paolo insiste su questo aspetto nel brano sopraccitato. Essendoci un unico Dio, quanti corpi di Cristo possono esistere? Ovviamente UNO SOLO! E quale deve essere la caratteristica dell’espressione visibile dell’unico Dio e dell’unico corpo? Essa deve dimostrare che Dio è unico e che vi è un corpo solo! Dio ha quindi scelto un principio semplice e molto chiaro per preservare l’unità: in una località non ci può essere che un’unica chiesa quale espressione dell’unico corpo universale di Cristo. La chiesa a Efeso, ad esempio (Apocalisse 1:11), riuniva tutti i credenti che vivevano in quella città.
Afferrare questo principio divino è semplicissimo, ma duemila anni di storia cristiana hanno dimostrato che applicarlo è molto complicato. Che cosa lo rende complicato? La natura peccaminosa dell’essere umano. Avendo creduto nel Signor Gesù, siamo molto consapevoli dei nostri peccati: malvagità, semi-verità, atteggiamenti poco corretti, debolezze, … Ma poca è la consapevolezza che la divisione del corpo di Cristo è un peccato che tocca direttamente la volontà di Dio. Rammentiamoci ancora una volta ciò che Paolo chiese ai Corinzi: “Cristo è forse diviso?” (1 Corinzi 1:13). La nostra natura peccatrice non solo ci separa da Cristo, ma più ancora è all’origine della divisione che impedisce a Cristo di esprimersi sulla terra come lo vorrebbe: “… affinché siano uno come noi siamo uno”, disse Gesù ai discepoli (Giovanni 17:22), affermando che l’unità tra i credenti non deve essere da meno di quella esistente tra Dio Padre e il Figlio Gesù Cristo.
Non trasformiamo la chiesa locale in un’etichetta o in una dottrina. La chiesa locale è una meravigliosa locuzione che indica che in una certa località il corpo universale di Cristo si manifesta in tutte le sue caratteristiche a chiunque voglia vederlo. Non è la locuzione che conta, ma la realtà del corpo di Cristo.
Che fiducia il Signore Gesù ha riposto in tutti noi!
In Apocalisse, l’apostolo Giovanni afferma che le chiese sono dei candelabri d’oro (la natura di Dio) risplendenti nelle tenebre della società in cui viviamo (Apocalisse 1:20). La luce, che emana dalla chiesa, mostra al mondo diviso l’unità perfetta tra i credenti: “Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me” (Giovanni 17:22-23). I non credenti devono poter ammirare il grande miracolo dell’unità tra i cristiani e riconoscere che Gesù fu mandato per noi e che ha mostrato il suo amore nei nostri confronti. “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28). Come potrebbe la gente vedere l’amore di Dio se non attraverso l’amore che proviamo gli uni verso gli altri? E come potremmo parlare di amore fraterno se ci dividiamo per questioni di tradizioni, di leader, di riti, di opinioni, di dottrine, …?
In Cristo Gesù possiamo sperimentare questa unità autentica prodotta da Cristo in ognuno di noi ed espressa localmente dalla chiesa nella città in cui si trova.
La chiesa locale
esprime il corpo universale e invisibile di Cristo in unità,
durante il tempo che le è dato di esistere
e nella città in cui si trova
In breve, alcuni altri aspetti della chiesa locale
La chiesa a Efeso
Una chiesa per località (Apocalisse 1:11) |
Le sette chiese di Apocalisse sono distinte dal nome della città in cui si trovano. Sette chiese, sette città; in ogni città una sola chiesa. Per Dio solo la lontananza geografica giustifica l’esistenza di chiese distinte. Quindi il limite della località è definito dalla distanza geografica. |
Un candelabro d’oro (Apocalisse 1:12, 20) | L’Apocalisse di Giovanni adopera quest’immagine per rappresentare la chiesa locale, il cui compito è di rischiarare il mondo diviso tramite l’unità perfetta tra i credenti. |
La chiesa dei santi (1 Tessalonicesi 1:1) | Ogni fratello e ogni sorella è responsabile della chiesa. Dio ha fatto dei doni alla chiesa per il perfezionamento di tutti i santi, affinché il corpo edifichi sé stesso nell’amore (Efesini 4:11-16). Non vi è un ordine gerarchico che costituisca un clero; la separazione tra clero e laici non esiste nella chiesa. Al contrario, quando la chiesa si riunisce, ognuno ha “un salmo, o un insegnamento, o una rivelazione, …” (1 Corinzi 14:26), ossia qualcosa da Dio per gli altri credenti. |
La chiesa di Dio (1 Corinzi 1:2)
Nessuno possiede la chiesa, tranne Dio stesso. | La chiesa non appartiene alle autorità di una città, non è la chiesa di Efeso; essa è il corpo universale di Dio che si esprime a Efeso. |
Anziani in ogni città (Atti 14:23; Tito 1:5) | Gli anziani hanno la funzione di pascere il gregge di Dio (la chiesa), ossia di condurlo al pascolo perché trovi cibo spirituale. Non hanno una posizione e non lo controllano né lo dominano (1 Pietro 5:3). |
Non andiamo in chiesa, siamo la chiesa! (Atti 14:27; 18:22; 20:28; Romani 16:23; 1 Corinzi 14:23) | Il luogo delle riunioni non ha importanza: un locale, un appartamento, le catacombe come durante le persecuzioni dell’Impero Romano, … I santi non vanno in chiesa; tutti i santi in una località sono la chiesa e si riuniscono in unità per esprimere localmente il corpo universale di Cristo. |
La chiesa locale è autonoma | Ogni chiesa locale è autonoma nella gestione della vita concreta della chiesa e non ha autorità superiore tranne quella di Dio. Non dipende da nessun’altra chiesa. (Matteo 18:17) |
La comunione tra le chiese | La comunione spirituale tra le chiese locali è fondamentale perché essa è un’altra forma dell’espressione dell’unità del corpo di Cristo, al di là dell’ostacolo della distanza chilometrica. Ad esempio, Paolo chiese ai santi a Colosse di spedire alla chiesa a Laodicea la lettera che avevano ricevuto; disse ai Corinti che le chiese dell’Asia li salutavano (Colossesi 4:16; 1 Corinzi 16:19). Nessuna chiesa locale, grande o piccola che sia, è isolata dal resto del corpo di Cristo. |