Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo. Tito 3:5

La chiesa locale

Il modello dell’edificazione della chiesa

Nei primi tempi Dio edificò la chiesa secondo un modello preciso: una chiesa per città. Quante chiese c’erano a Efeso? Una sola: la chiesa a Efeso. Questo è il modo in cui il Nuovo Testamento descrive l’edificazione e questa è la maniera del Signore. Nessuno può edificare la chiesa in un modo migliore. Volendo essere scritturali, molte persone affermano che la Bibbia non insegna esplicitamente che in una località deve esserci soltanto una chiesa; ma tutta la Bibbia, pur non esprimendolo in modo letterale, presenta questo modello e questo principio molto logico. Insisto perché è molto importante: non parlo di dottrina, ma dell’edificazione della chiesa secondo il modello stabilito da Dio.

Il terreno dell’unità della chiesa

In una località o in una città, deve esserci soltanto una chiesa. Non facciamo compromessi. “La dottrina di una sola chiesa per località è buona – affermano alcuni cristiani – però non bisogna insistere su questo aspetto altrimenti causiamo divisioni. Quel che conta è che siamo tutti fratelli. La fede è essenziale.” So come la pensano perché da più di trent’anni ormai discuto di questo argomento con molte persone. Per noi il terreno dell’unità deve essere una visione: dal momento in cui la perdiamo e non consideriamo più il terreno della chiesa come un elemento centrale, cominciamo ad accettare le divisioni. Ed è proprio quel che succede ad alcuni fratelli che continuano a rifiutare il terreno dell’unità e ad altri che se ne sono allontanati per diversi motivi. Quindi continuiamo a lottare per preservare il terreno della chiesa.
Perché ancora oggi la città di Gerusalemme è un tale problema? Il popolo d’Israele non potrebbe ricostruire il tempio altrove? Non esiste altro spazio nello Stato d’Israele all’infuori di Gerusalemme? Manca forse il terreno edificabile? Israele ha perfino restituito alcuni territori per firmare la pace, perché essere così ostinati e insistere per questa città? Non potrebbero costruire il loro tempio a Tel Aviv o in Galilea? Il mondo intero è turbato dalla loro intransigenza. Tutti sarebbero molto più tranquilli e ci sarebbe pace sulla terra, o almeno nel Medio Oriente, se non insistessero in questo modo! Ma sono intransigenti perché Dio ha scelto Gerusalemme.
Così è pure per il terreno dell’unità: in una città c’è una sola chiesa. Nella chiesa lo apprezziamo molto, non perché è una dottrina giusta e scritturale, ma perché è qualcosa di preziosissimo. Vorrei ripeterlo e sottolinearlo mille volte affinché tutti siano in chiaro; se ci mancasse questo terreno, dove edificheremmo la chiesa? Dai battisti? Da un altro gruppo? O forse in Vaticano?
È alquanto facile capire che il cattolicesimo si sia completamente allontanato dalla via di Dio, ma è meno facile discernere la situazione degli evangelici liberi o di qualsiasi altro gruppo libero. Questi dichiarano di non appartenere a nessuna denominazione, di essere completamente liberi. Sembra ottimo, perché non riunirsi con loro? Perché non seguono la via che Dio ha scelto per edificare la chiesa. Li amiamo perché sono anch’essi cristiani, ma il loro modo di riunirsi non corrisponde al principio di Gerusalemme e non corrisponde al modo in cui il Signore ha edificato la chiesa all’inizio del Nuovo Testamento. Su questo punto la nostra visione deve essere chiarissima. Non vogliamo né produrre qualcosa di speciale, né accontentarci di sapere che riunirsi sul terreno della località è giusto. Osserviamo i Giudei: molti impazziscono per Gerusalemme, piangono perché non hanno più il tempio e fanno cordoglio al muro del pianto. Il mondo non li capisce perché non ha il cuore dei Giudei. L’edificio, la spianata del tempio e persino tutta la città di Gerusalemme sono il luogo dove Dio vuole dimorare, dove Dio vuole regnare. Il tempio stesso s’identifica a Gerusalemme. Ecco perché amano questa città.
Allo stesso modo, il terreno della chiesa mi è preziosissimo a motivo della chiesa. Dio l’ha scelto. Non è un luogo qualsiasi, ma il luogo dove è edificata la casa di Dio, la dimora di Dio.
Giovanni scrisse una lettera ai santi di Efeso: a chi doveva indirizzarla? Ovviamente alla chiesa a Efeso. Quando mi reco a Stoccarda, vado alla chiesa a Stoccarda. Per me la città di Stoccarda s’identifica alla chiesa e non allo zoo Wilhelm, che d’altronde non ho mai visitato. Così, basta che mi diciate il nome della città in cui vivete e so che venite dalla chiesa in quella città. Quando i Giudei si recavano a Gerusalemme, non andavano al mercato, ma al tempio. Non mi reco ad Arat per visitare la città, è la chiesa che merita una visita.
Naturalmente il terreno della chiesa non è tutto, però non dobbiamo mai separarlo dalla chiesa, perché è indispensabile per l’edificazione. La chiesa è edificata sul terreno e il terreno è parte integrante della chiesa. L’edificio è inseparabile dal terreno su cui è stato edificato.
Se il terreno tremasse a causa di un terremoto, la casa crollerebbe. Un giorno un fratello di Stoccarda mi disse che ormai la chiesa era salda e che non era più necessario parlare del terreno della chiesa. Non è per niente vero. Togliamo il terreno e la casa crolla. A San Francisco, dove abito, la terra si muove spesso. Nel 1989 ci fu un gran terremoto; in un istante molte case crollarono, anche quelle di un quartiere molto agiato, dove ognuna costava più di un milione di dollari.
Non possiamo dire che il terreno non è importante: se è scosso, la casa crolla. Il terreno fa parte dell’edificazione della chiesa, ne è una componente importantissima e non una dottrina. Apprezziamone il giusto valore e facciamo di tutto per preservarlo. Altrimenti, il giorno in cui il terreno dell’unità sarà scosso, ci chiederemo perché bisogna serbarlo. In quel momento ci sembrerà che i fratelli responsabili sono troppo severi e ci accorgeremo di non amarli più; ci sentiremo limitati e andremo alla ricerca di un po’ di libertà. Penseremo che è meglio altrove, che in fondo siamo soltanto un centinaio di persone mentre loro sono un migliaio, e così via. Dal momento in cui il terreno della chiesa diventa irrilevante, la base vacilla e pensiamo di essere liberi di aderire ad un gruppo qualsiasi.
Il punto principale per edificare la chiesa è beninteso il rinunciare alla vita della nostra anima; ma, vista la confusione attuale, dobbiamo insistere innanzitutto sul terreno della chiesa. Il terreno è un antidoto contro tutte le confusioni e tutte le divisioni.
Un credente può imparare a rinunciare alla vita dell’anima in qualsiasi gruppo cristiano. Persino nel cattolicesimo qualcuno potrebbe pensare: “Rimango nel cattolicesimo per essere una testimonianza. Non voglio partecipare alla venerazione di Maria e dei santi, ma non partirò”. Così facendo, questo credente porta la croce e rinuncia alla vita della sua anima. Possiamo rinunciare alla vita dell’anima anche rimanendo a casa. Ma per edificare la chiesa abbiamo bisogno di essere sul terreno giusto: una località una chiesa un candelabro d’oro. Questa è la posizione che oggi dobbiamo prendere. È importantissimo e non abbiamo scelta.
Il terreno dell’unità della chiesa è il principio spirituale simboleggiato da Gerusalemme. Il terreno della località significa che in una città deve esserci solamente un’espressione della chiesa. Forse sembra impossibile, ma è l’unica soluzione per tutta la confusione attuale.

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L’unità dello Spirito

Ritornare sul terreno della località non basta; bisogna imparare a conservare l’unità dello Spirito. A questo scopo dobbiamo vedere che sul terreno della località l’unico contenuto della nostra unità deve essere: un corpo, uno Spirito, un Signore, un Dio e Padre nostro. Non aggiungiamo altro. Se imponiamo esigenze supplementari, come i doni pentecostali o l’andare di porta in porta per predicare il vangelo, distruggiamo l’unità dello Spirito.
L’unità dello Spirito non ha altri requisiti; non è prodotta dal ministero di un determinato fratello. Non dobbiamo seguire Paolo o fare di Paolo il nostro capo; Cristo, e solo lui, è il nostro capo, altrimenti sorgono contese, liti e divisioni. Sul terreno dell’unità della chiesa, sul terreno della località, nessun apostolo, nessun ministro, nessun ministero, nessun’opera, nessun dono, ha i requisiti per essere un elemento della nostra unità.
Vi è un corpo unico; questa è l’unità. Quindi in ogni località deve esserci soltanto una chiesa. Siccome c’è un unico Spirito – e tutti noi abbiamo ricevuto lo stesso Spirito dobbiamo essere uno. Non abbiamo bisogno di altro. C’è un solo Signore e un unico Padre; questo è sufficiente per la nostra unità.
Neanche la santificazione è una condizione per l’unità. Una persona appena salvata non è molto santa, ma non per questo dobbiamo escluderla dalla chiesa. Ci sono diversi livelli di santificazione: aiutiamo i fratelli a crescere nella vita, affinché siano santificati sempre di più, ma non poniamo come requisito dell’unità un certo livello di santità.
Ovviamente il peccato deve essere trattato, ma non trasformiamo la santità, un aspetto positivo della vita cristiana, in un requisito per l’unità della chiesa. Sforziamoci al contrario di conservare l’unità dello Spirito sul terreno della località.
Essere unanimi
La Bibbia va oltre l’unità esteriore; ci chiede di essere unanimi e di rinunciare alla vita dell’anima per l’edificazione pratica della chiesa. Si tratta di un aspetto dell’unità che ci tocca ancor più profondamente. Può darsi che non permettiamo a nessuna dottrina e a nessuna persona di imporsi come fattore di unità; in questo modo preserviamo la vera unità e godiamo della comunione. Ma per servire insieme il Signore in unità ed essere unanimi per l’edificazione è indispensabile rinunciare alla vita dell’anima. Soltanto in questo modo saremo unanimi per edificare la chiesa.
I tre principi fondamentali dell’unità della chiesa sono: il terreno dell’unità, l’unità dello Spirito e il rinunciare alla vita dell’anima.

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La chiesa a Filadelfia

La chiesa a Filadelfia, nel libro di Apocalisse, ci mostra tanto il contenuto quanto la condizione normale di una chiesa locale. All’angelo della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: Io conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho amato. Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese (Apocalisse 3:7-13).
Nel 1827 nacque il movimento dei “Fratelli”, di cui uno dei principali esponenti fu John Nelson Darby (1800-1882). I “Fratelli” pensavano di essere il compimento di Filadelfia. Amavano molto la Parola di Dio e soprattutto restaurarono il nome del Signore. Non vollero riunirsi in nessun altro nome, se non nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e abbandonarono concretamente tutti i gruppi per riunirsi solo in quel nome. Serbarono il nome del Signore e la Parola del Signore.
Ma non era loro chiaro il fatto che si dovesse edificare la chiesa sul terreno della località. Questo aspetto fu restaurato un secolo più tardi, precisamente nel 1927, al tempo di Watchman Nee (1903-1972). Nella versione cinese del libro: “La normale vita di chiesa” pubblicato nel 1938, Watchman Nee proclama con ogni chiarezza e con audacia che il terreno della chiesa, ossia il fatto che in ogni località deve esserci soltanto una chiesa, è la base giusta, unica e scritturale sulla quale noi credenti dobbiamo riunirci quale chiesa nella nostra città. Cento anni dopo i “Fratelli”, quest’aspetto è stato chiarito: per ogni città, soltanto una chiesa. Dal 1927 in poi si è lottato molto per il terreno della chiesa e molte chiese sono state edificate.
Il nome del Signore Gesù Cristo per noi oggi non è più soltanto il nome nel quale ci riuniamo, ma una realtà che contiene e trasmette tutte le ricchezze della persona di Gesù Cristo. Non è mai esistito un gruppo di credenti che si sia esercitato così tanto ad invocare continuamente il nome del Signore. O Signor Gesù! Vorrei incoraggiarvi ad invocare il nome del Signore con un cuore puro e non solo in modo udibile. È bene invocare il nome del Signore pieni di gioia, ma non invocatelo mai soltanto per tradizione o alla leggera. No, il nome del Signore è troppo prezioso. Dobbiamo invocarlo continuamente, come una respirazione. Invocatelo pure ad alta voce, ma con il cuore, perché il nome del Signore è molto prezioso. Oggi non ci riuniamo soltanto nel nome del Signore; vogliamo la realtà di questo nome.
I “Fratelli”, passati dieci o venti anni, incominciarono a litigare, a dividersi e ad accettare diverse assemblee nella stessa località. La loro storia ci insegna che due elementi sono prioritari per la vita della chiesa: restaurare il terreno della chiesa e averne il contenuto giusto. Oggi, sul terreno della chiesa, beneficiamo di tutte le buone cose che il Signore ha restaurato nel passato; traiamone vantaggio adoperiamole per l’edificazione della chiesa e non per formare un gruppo qualsiasi, una denominazione o una divisione. Ecco ciò che deve assolutamente diventare la nostra visione.
Dobbiamo arrivare all’esperienza di Filadelfia, cioè avere il contenuto giusto che ci permette di raggiungere la condizione normale di una chiesa locale. Questo contenuto è Cristo quale santità, verità, realtà ed efficacia nella chiesa. Filadelfia rappresenta tutto questo. Serbiamo la parola di Cristo e la parola della sua costanza, amandola, mangiandola e persino “ruminandola”. Inoltre dobbiamo amare, e non rinnegare, il nome di Cristo, cioè la sua persona. Solo in questo modo saremo liberi dal mondo, liberi dalla religione, liberi da tutte le divisioni. Solo a Filadelfia siamo liberi per consacrarci all’edificazione. Sulla nostra fronte non c’è scritto soltanto il nome di Dio, ma anche il nome della città del nostro Dio. Chi vince viene edificato saldamente nel tempio di Dio, non ne esce più e non è più libero di fare ciò che gli pare. Questa è l’edificazione, perciò chiediamogli: “Signore, edificaci saldamente nella chiesa”.
Filadelfia significa amore fraterno. Oggi il nostro compito nella casa del Signore è di amare i fratelli. I tempi di Noè, di Lot e di Laodicea sono negativi, mentre Filadelfia rappresenta qualcosa di molto positivo, che non dobbiamo dimenticare. Per poter ritornare, il Signore ha bisogno di restaurare un autentico candelabro d’oro.
In Apocalisse le chiese sono sette, ma solamente Filadelfia e forse Smirne sono veramente per il Signore. Questo vuol dire che quando il Signore ritornerà, ci sarà la chiesa a Pforzheim, la chiesa a Stoccarda, la chiesa a Bolzano, la chiesa a Losanna; ci saranno le chiese ad Arat, a Give, a Vancouver, ad Amburgo … Ma stiamo attenti, non tutte saranno come Filadelfia, non tutte saranno ardenti.
Alcune chiese saranno come Efeso e avranno perso il primo amore. Altre saranno come Sardi dove manca la vita. Certe chiese assomiglieranno a quella a Tiatiri, dove regna la profetessa Iezabel. Non è certo una buona cosa. Altre agiranno con superbia, come Laodicea, pensando di non aver bisogno di nulla, ma di avere tutto. Infine alcune altre saranno fondate saldamente sul terreno dell’unità. (…).
Che cosa faremo se un giorno nella chiesa della nostra città mancherà la vita? In quella situazione dovremo essere vincitori. Quando il Signore ritornerà, le chiese non si troveranno tutte nella medesima condizione. Tutte saranno ancora chiese locali, ma la chiesa a Stoccarda sarà magari come quella a Sardi e la chiesa a Pforzheim come quella a Filadelfia. Chissà, forse il Signore ritornerà non appena esisterà una chiesa come quella a Filadelfia!
I primi capitoli di Apocalisse mostrano che quando il Signore ritornerà non tutte le chiese avranno la stessa condizione. È un dato di fatto anche tra i credenti: uno avanza velocemente e un altro in modo lento. Non sono tutti uguali; così pure succede per le chiese.
Nessuno regna sulle chiese. Solo il Signore è il loro capo. Nessun fratello esterno alla chiesa a Pforzheim dirige questa chiesa, né io né i fratelli della chiesa a Stoccarda. Ogni chiesa è indipendente e ha una condizione diversa dalle altre, ma è importante che vada avanti, come lo devono fare tutte le altre. Spero che avanziamo tutti con il Signore nella chiesa in cui ci troviamo. Chi ha un orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
Portate ancora una volta al Signore tutte queste parole. Non leggetele come se leggeste un bel libro; cercate il Signore affinché vi parli direttamente e vi dia una rivelazione. Permettete allo Spirito di muoversi e di agire in voi, affinché possiate collaborare con lui. E allora diremo: “Marana tha”. Alla fine della prima lettera ai Corinzi, Paolo salutò la chiesa dicendo: “Se qualcuno non ama il Signore sia anatema” (16:22) e poi continuò dicendo: “Marana tha”, che vuol dire, il Signore è vicino; il Signore viene presto. Amen.

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Tratto da John So, Discernere i segni dei tempi, Ed. Il fiume di vita, 2007, capitolo 7