La lieta notizia
Vangelo
Dio ha bisogno di teLa storia della creazione dell’uomo è molto conosciuta, specialmente per chi vive in un paese di tradizione cristiana. Ma il dibattito sulla creazione o no dell’uomo da parte di Dio nasconde la domanda essenziale che i primi capitoli della Genesi pongono: perché Dio creò l’uomo?
Per le Sacre Scritture, la creazione del mondo da parte di Dio è un dato di fatto riassunto in una semplice frase: Nel principio Dio creò i cieli e la terra (Genesi 1:1). I primi capitoli della Genesi sono quindi centrati sull’unico tema che interessa Dio, ossia lo scopo della creazione dell’essere umano.
Poi Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza (Genesi 1:26). Che cosa significa che l’uomo fu creato a immagine di Dio? Gli esempi dello specchio e del guanto ci permettono di rispondere parzialmente a questa domanda così profonda. Uno specchio riflette ciò che gli sta davanti; allo stesso modo, noi fummo creati per rispecchiare qualcosa di Dio. A differenza dello specchio, però, non rimaniamo estranei a Dio, perché Dio desidera entrare in noi per esprimersi nella nostra vita. Così come un guanto dimostra la sua utilità quando ricopre una mano, noi compiamo il nostro destino quando accogliamo Dio in noi ed esprimiamo quello che Dio è. Questa espressione di Dio attraverso l’uomo è lo scopo e la meta della creazione di Dio.
Giorno dopo giorno per fede ci accostiamo a Dio e lui ci riempie di sé stesso. Tutto quello che guadagniamo di lui si esprime nella nostra vita e la gente lo vede. La sua umanità, le sue virtù ci riempiono come la mano satura il guanto: la gente vede una persona, ma percepisce le qualità di Dio attraverso lei. Ogni uomo prova il bisogno di essere riempito di qualcosa, ma Dio è l’unico contenuto che combaci perfettamente con il nostro essere interiore e che quindi ci soddisfi pienamente.
Dio il SIGNORE piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l’uomo che aveva formato. Dio il SIGNORE fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e buoni per nutrirsi, tra i quali l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male (Genesi 2:8-9).
Ogni persona si trova davanti alla scelta che fu quella di Adamo: tocca infatti ad ognuno di noi decidere di ricevere o di rifiutare la vita di Dio. Quando ci rivolgiamo a Dio in preghiera e gli chiediamo di entrare nel cuore, assaggiamo per la prima volta il frutto dell’albero della vita. Poi ce ne nutriamo quotidianamente ed esprimiamo sempre più la vita divina che è entrata in noi. Accostiamoci al Signore, volgiamo il cuore a lui e nutriamoci della sua vita. L’albero della vita è così accessibile! Il Signore Gesù disse: Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio (Matteo 4:4).
Dio il SIGNORE ordinò all’uomo: Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai (Genesi 2:16-17).
Ogni essere umano necessita di cibo, ma di cosa ci nutriamo? Come Adamo, ci troviamo di fronte a due fonti: da un lato siamo davanti all’albero di vita che ci procura la salvezza eterna, la vita divina e ci permette di nutrirci di pane spirituale. Dall’altro, di fronte a noi sta l’albero della conoscenza del bene e del male che conduce alla morte, perché ci spinge a credere che non abbiamo bisogno di Dio.
Il Signore Gesù si presenta oggi a noi in modo chiaro e ci invita a credere in lui per riceverlo nel cuore. Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno (Giovanni 7:37-39).
Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete (Giovanni 6:35).
Non esitare! Accostati al Signore Gesù; digli che vuoi credere in lui e riceverlo nel cuore. Assaggerai per la prima volta il pane della vita, sarai salvato, ma soprattutto t’incamminerai sulla via che permetterà a Dio di esprimersi un po’ di più su questa terra.
La storia della donna samaritana (abitante della Samaria –
Giovanni 4:1-42) esprime la sete profonda di soddisfazione che ogni persona ha dentro di sé. Il racconto inizia con una precisione interessante: Or doveva passare per la Samaria … e là c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l’ora sesta (Giovanni 4:4,6).
Perché il Signore Gesù doveva passare dalla Samaria? Per incontrare una persona che aveva bisogno di lui. Questo passo che lui compie verso noi è un’espressione magnifica della sua misericordia. Rimase a sedere presso il pozzo di Giacobbe, a mezzogiorno sotto il sole cocente, per aspettare colei che doveva incontrare. Una Samaritana venne ad attingere l’acqua (v.7).
Quando lessi questo brano fui attratto dalla dolcezza del Signor Gesù nel trattare con questa donna in cui mi riconobbi. Come lei avevo cercato di soddisfare momentaneamente la sete interiore attingendo ogni giorno al pozzo della vita. Come lei avevo diversi “mariti”: lo sport (l’atletica, lo judo, lo sci, il nuoto, la pallacanestro), gli studi, le feste tra giovani, la cultura … E come lei, dopo un momento di soddisfazione, mi stancavo e cercavo altre fonti di gioia.
Mi colpì la risposta che il Signor Gesù diede alla Samaritana: Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna (vv.13-14). Tanto la vita umana quanto tutte le cose che essa offre, persino le migliori, hanno la medesima caratteristica: non sono durevoli. Mentre l’acqua che il Signore Gesù mi diede, quando credetti in lui, mi procurò una soddisfazione duratura.
La donna gli disse: Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere” (v.15). La Samaritana si accorse che non conosceva la soddisfazione profonda e duratura che il Signore le proponeva, per questo chiese nel modo più semplice possibile di poter bere di quest’acqua viva. Oggi come allora, il Signore Gesù si presenta a noi attendendo che gli chiediamo in ogni semplicità: Signore, dammi di quest’acqua! Le tradizioni cristiane ci spingono ad agire per Dio, ma la Bibbia ci rivela che il primo passo della vita cristiana è “bere”.
Poi Gesù le disse: Va’ a chiamar tuo marito e vieni qua. La donna gli rispose: Non ho marito. E Gesù: Hai detto bene: Non ho marito; perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità (vv.16-18). Mettendo il dito su ciò che fa male, il Signor Gesù spinse la Samaritana al ravvedimento. Sebbene lei cercasse di celare la sua situazione rispondendo Non ho marito, Gesù non l’umiliò; con amore dialogò con lei per spingerla ad ammettere i suoi peccati.
Non cercare di “pagare” per i tuoi peccati: confessali al Signor Gesù. Non fare penitenza per “meritare” la salvezza: accetta ciò che Dio ha preparato per te. Dio stesso s’incarnò in un uomo e volontariamente morì sulla croce per riconciliarti a lui. Anche se potessi comportarti in modo esemplare, questo non toglierebbe uno solo dei tuoi peccati; soltanto la sua morte sulla croce ha tolto i peccati ed ora Dio ti perdona se tu glielo chiedi:
se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (1 Giovanni 1:9).
Ammetti i tuoi peccati e confessali chiedendo perdono direttamente a Dio. Otterrai in questo modo una salvezza completa che ti aprirà la via alle fonti d’acqua viva.
La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo? (Giovanni 4:28-30). Perché la donna lasciò il secchio? Era venuta al pozzo di Giacobbe per trovare un po’ di soddisfazione e a sua sorpresa scoprì una fonte d’acqua viva completamente diversa. Avendone bevuto, ne rese subito testimonianza alle persone che conosceva e queste si recarono da Gesù e ascoltarono la sua parola.
Oggi il Signore Gesù Cristo è il tuo Salvatore e anche quest’acqua viva che sgorga eternamente per la tua soddisfazione. Corri verso di lui e getterai i tutti i secchi.
Il capitolo 5 della Genesi enumera una serie di mini biografie di personaggi biblici, da Adamo fino a Noè. Chenan fu uno di questi: Chenan visse settant’anni e generò Maalaleel. E Chenan, dopo aver generato Maalaleel, visse ottocentoquarant’anni e generò figli e figlie. Tutto il tempo che Chenan visse fu di novecentodieci anni; poi morì (Genesi 5:12-14).
Come la sua, anche la vita di moltissime persone si riassume con tre verbi: nascere, generare e morire. Non c’è altro da aggiungere. Arriviamo sulla terra, attraversiamo la vita e alla fine ciò che rimane di noi è come la traccia dell’aquila nell’aria, la traccia del serpente sulla roccia, o la traccia della nave in mezzo al mare (Proverbi 30:19). Esistono persone che pensano di aver realizzato opere straordinarie, di tramandare alla posterità almeno un’impronta della loro esistenza: chi nel campo artistico, chi nel campo sportivo, chi nel campo politico, economico o scientifico. Ma per la Bibbia, chi ha vissuto a lungo, com’è il caso della gente enumerata nella Genesi al capitolo 5, o chi ha realizzato grandi cose, non ha fatto altro che nascere, generare e morire; sebbene abbia vissuto parecchio e forse abbia realizzato grandi cose, la Bibbia non le menziona. Nasciamo, studiamo, lavoriamo, mangiamo, cresciamo una famiglia, invecchiamo e in fin dei conti moriamo tutti. Ecco la nostra storia. Che cosa rimane di noi? Che cosa conta nella vita umana?
La mini biografia di Enoc dà la risposta a questa domanda cruciale: Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese (Genesi 5:24). Pure lui nacque, ma non visse soltanto; lui camminò con Dio! Ecco ciò che fa la differenza! Quel che lo distinse dagli altri fu la sua relazione personale con Dio. Durante tutta la sua esistenza, si preoccupò di Dio, di avere una relazione vivente con lui, di capirlo, di seguirlo, di camminare con lui per fede. Così il Nuovo Testamento ribadisce che Enoc fu gradito a Dio. Per fede Enoc fu rapito perché non vedesse la morte; e non fu più trovato, perché Dio lo aveva portato via; infatti prima che fosse portato via ebbe la testimonianza di essere stato gradito a Dio (Ebrei 11:5). Siccome visse in una relazione così stretta con Dio, non subì la morte come ogni persona, ma Dio lo prese per averlo per sempre con sé.
La vita offre molto di più di una semplice esistenza; essa ci dà l’opportunità di conoscere Dio e quindi di avere questa differenza, di avere quel qualcosa in più che purtroppo manca a molte persone. Qualunque sarà la lunghezza del percorso che faremo sulla terra, il Signore gli darà un senso e ci salverà dalla vanità della vita. Prendiamo quindi l’ammonimento che l’Ecclesiaste ci rivolge: Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: Io non ci ho più alcun piacere (Ecclesiaste 12:3).
Chiunque tu sia, giovane o anziano, se la tua vita è senza Dio, dalle una svolta e incomincia a camminare con Dio come fece Enoc. Il Signor Gesù cambierà la tua esistenza. Fagli fiducia.
Naaman, capo dell’esercito del re di Siria, era un uomo tenuto in grande stima e onore presso il suo signore, perché per mezzo di lui il SIGNORE aveva reso vittoriosa la Siria; ma quest’uomo, forte e coraggioso, era lebbroso (2Re 5:1 e ss).
Naaman, quest’uomo forte e coraggioso, ci rappresenta tutti. Ognuno di noi, in un modo o in un altro, chi più chi meno, ha raggiunto o vorrebbe raggiungere, una posizione stimata nella società. Alcuni si accontentano di essere un buon genitore, un buon impiegato o una persona affabile; altri sono più ambiziosi e aspirano a un incarico prestigioso. Ma noi tutti, come il capo dell’esercito del re di Siria, siamo lebbrosi.
Nella Bibbia, la lebbra rappresenta il peccato. Come allora il lebbroso era allontanato dalla comunità, così ora il peccato ci allontana e ci separa da Dio.
Ma Naaman sentì da una ragazza ebrea al servizio di sua moglie che un profeta d’Israele avrebbe potuto guarirlo dal suo male. Così partì con la speranza di essere liberato dalla sua condizione dolorosa. La ragazza ben precisò che doveva recarsi dal profeta, ma lui, nel suo modo di pensare umano, si recò dal re d’Israele, un suo pari in potere e notorietà, raccomandato non dalla ragazza ma dal re di Siria, e portando con sé molte ricchezze con le quali pensava di poter acquistare la sua salvezza.
Non avremmo agito allo stesso modo? La salvezza è un dono di Dio (Efesini 2:8), ma noi vogliamo meritarla tramite sforzi, sacrifici o buone azioni. Solo Gesù è in grado di salvarci: In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati (Atti 4:12). Eppure noi ci rivolgiamo alle nostre capacità e pensiamo di poterci salvare grazie alla forza di volontà. Ma anche se le buone risoluzioni, che spesso immancabilmente falliscono, dovessero produrre un miglioramento del nostro comportamento, questo non ci salverebbe.
Nella sua misericordia, Dio incaricò il profeta Eliseo di mostrare a Naaman la via della salvezza. Eliseo gl’inviò un messaggero che gli disse: Va’, làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro. Ma Naaman si adirò e se ne andò infuriato (2 Re 5:8-12). Perché?
Era troppo facile, troppo poco per un uomo come lui; non poteva credere che un atto così semplice potesse guarirlo. Sperava che il profeta stesso lo avrebbe guarito; pensava che si sarebbe organizzato un rito, che avrebbe dovuto compiere qualcosa per la sua salvezza o almeno che avrebbe dovuto pagare qualcosa. Non capì che non era tanto l’atto del lavarsi che l’avrebbe salvato, quanto il fatto di credere e ubbidire al comando del profeta.
Ma i suoi servitori si avvicinarono a lui e gli dissero: Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l’avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: Làvati, e sarai guarito?
Perché non dovremmo ascoltare Gesù Cristo quando ci dice che credere è sufficiente per essere salvato?
Allora egli scese e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell’uomo di Dio; e la sua carne tornò come la carne di un bambino; egli era guarito. (2 Re 5:13-16). Naaman aveva rinunciato al suo orgoglio, alle sue pretese e aveva ubbidito. Fu guarito dalla lebbra perché accettò la via che Dio gli indicava. E noi? Siamo disposti ad accettare la salvezza che Dio ha preparato per noi?
Gesù si riferì a questa storia dicendo: Al tempo del profeta Eliseo, c’erano molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu purificato; lo fu solo Naaman, il Siro (Luca 4:27). Perché non furono purificati gli altri lebbrosi? Perché non ascoltarono il messaggio del profeta.
Questa storia mostra che non devi aspettare; non agire come i lebbrosi israeliti del tempo di Eliseo, ma rivolgiti immediatamente a Dio e accetta con semplicità la salvezza gratuita, accessibile e meravigliosa che Dio ha preparato per te.
Alzo gli occhi verso le montagne,
da dove viene il mio aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore che ha fatto il cielo e la terra… (Salmo 121)
Viviamo in una situazione che scuote noi uomini di tutto il pianeta, non un solo parente o vicino di casa è coinvolto, ma TUTTI noi. È tempo di pensarci e di rendersi conto di quanto siamo deboli e vulnerabili, che siamo incapaci di agire da soli, che non siamo così autosufficienti come pensiamo. Non riusciamo a gestire nemmeno un piccolo virus sconosciuto, figuriamoci la vita o la morte. Rimaniamo a casa, guardiamo il telegiornale e vediamo l’intero pianeta crollare e ci facciamo prendere dalla paura di questa malattia. Da un giorno all’altro, questo virus (sia che sia così allarmante e pericoloso come dicono, sia che non lo sia) ha davvero sconvolto le nostre vite. Pensavamo di essere così brillanti che abbiamo persino osato dire che eravamo capaci di prolungare la vita umana … Crediamo davvero di poter continuare a ignorare Dio, convinti di avere potere su tutte le cose? Osiamo influenzare in settori in cui non abbiamo il diritto di farlo, non riconoscendo DIO e non rispettando la legge divina del Creatore?
L’uomo è condannato a morire prima o poi a causa di un virus molto più potente e crudele di quello con cui abbiamo a che fare oggi. Fin dalla nostra nascita siamo stati infettati dal virus del PECCATO. Ci separa da Dio, non solo per pochi giorni, ma per l’eternità. Il peccato si traduce per noi nella morte eterna. E’ una cosa seria, vero? Forse tu pensi: Se Dio esiste davvero, un essere onnipotente, onnisciente e, come diciamo noi che lo conosciamo, “pieno di amore e di misericordia”, perché permette tante cose: catastrofi, guerre e, e, e …?
Ebbene, proprio perché fuori dalla Sua presenza, lontano dalla Sua santità, c’è solo il buio. Il potere del peccato porta esattamente a ciò di cui tu biasimi Dio nel tuo cuore. Viviamo in un mondo che è pieno di tenebre a causa del peccato, e l’uomo è molto, molto lontano da Dio.
Volgiamo gli occhi a Lui, cerchiamoLo! Nessuno conosce l’entità di questa “pandemia globale”. Le persone sono spaventate e cercano di proteggersi. I governi stanno prendendo decisioni e agendo – nella disperazione. Non sappiamo cosa succederà o quali saranno le conseguenze. Ma una cosa è certa: DIO È SOVRANO e il suo AMORE per l’umanità è infinitamente grande. Oggi è tempo che OGNUNO SI RIVOLGA A DIO. Dagli l’opportunità di cambiare la tua vita. Egli desidera così disperatamente riempirti, con la Sua VITA e la Sua LUCE. Dio non vuole una religione, ma una RELAZIONE D’AMORE, non vuole sacrifici, ma il nostro cuore. Egli ha già portato il sacrificio sulla croce nella persona di Suo Figlio GESÙ CRISTO, ha preparato la strada per venire a Dio. Non c’è altro modo, è morto per noi per darci la VITA ETERNA e la PACE che trascende ogni conoscenza.
In questi giorni in cui si parla solo della diffusione del virus, c’è un CONTROMEDIATO che porta CAPACITÀ e PACE INTERNA, è Gesù, la sua morte in croce per te e per me e la sua comprovata resurrezione che ci dà la certezza che c’è, di fatto, DI PIÙ e che la vera VITA è IN LUI.
CRISTO È LA SPERANZA DELLA VITA, LUI È LA VITA ETERNA!
Oggi non è il tempo della paura, ma il tempo della RIFLESSIONE e del VOLGERSI A DIO.
Chiamami, e io ti risponderò e ti mostrerò cose grandi e incredibili che tu non conosci (Geremia 33:3)
R.R.
Testimonianze
La mia conversioneSono cresciuto in una famiglia cristiana. Quand’ero piccolo, ogni giorno i miei genitori mi leggevano la Bibbia e poi pregavamo insieme. Mi parlarono della fede in Gesù, ma io non volevo credere soltanto perché loro lo desideravano. Un mattino, avevo cinque anni allora, pensai che fosse giunto il momento di pregare a Gesù e di riceverlo. Era un bel giorno di maggio. Dopo colazione uscii di casa e mi sedetti sul mio triciclo. Pregai a Gesù e gli dissi: “Voglio credere in te. Ti ringrazio perché sei morto per me”. Mi sentivo pieno di una grande gioia e non potevo tenere quest’esperienza solo per me, così raccontai subito tutto ai miei genitori e ai miei amici. Videro tutti la mia gioia e il mio migliore amico mi disse che voleva credere anche lui in Gesù. Avevo proprio il desiderio di dare la mia vita al Signore e di servirlo.
Stephen
Tratto da: S. Gullans und C. Müller, Lektionen für Kinder, Wer ist Jesus?
Verlag Der Strom GmbH, Filderhautpstrasse 61C, 70599 Stuttgart
Traduzione italiana presso le Edizioni “Il fiume di vita”, Bolzano, seconda edizione, 2013
Ho conosciuto e ricevuto il Signore a 23 anni. Ma del battesimo non volevo saperne, perché ero cresciuta in una famiglia cattolica e quindi ero stata battezzata da piccola.
Ma nella comunione con i fratelli e le sorelle nella Chiesa, mi resi conto che il battesimo è un passo necessario quando si è creduto in Gesù Cristo. Desiderai «seppellire» la mia vecchia vita e rimanere sotto l’autorità di Cristo. Il battesimo per me è una testimonianza: «Appartengo interamente al Signore e sono uscita dal regno di Satana».
Susanne
Tratto da: S. Gullans und C. Müller, Lektionen für Kinder, Wer ist Jesus?
Verlag Der Strom GmbH, Stuttgart
Traduzione italiana presso le Edizioni “Il fiume di vita”, Bolzano, seconda edizione, 2013
All’età di 17 anni ero molto delusa dalla vita. Una sera me ne andai a letto molto triste: ero convinta che nessuno mi amasse. Piansi molto e non riuscii ad addormentarmi. Poi mi venne un’idea: “Va a parlare con Claudia!” Non potevo spiegarmi un tale pensiero, infatti conoscevo poco Claudia. Era una mia compagna, ma ci parlavamo poco. Sapevo però che credeva in Gesù Cristo. Finalmente mi addormentai. Il giorno dopo cercai Claudia e cominciammo a parlare di banalità. Lei si accorse subito che ero molto triste. Parlando di me, le dissi che nessuno mi amava e che non sapevo perché esistevo. Allora mi rispose: “Conosco qualcuno che ti vuole molto bene e, se vuoi, può darti una nuova vita piena di senso.” Sapevo che stava parlando di Gesù, ma io pensavo di avere bisogno di vere amiche. Mi raccontò molte cose di Gesù e allora successe una cosa inspiegabile. Lei parlava, ma io non ascoltavo veramente; era come se Gesù stesse parlando direttamente nel mio cuore e mi stesse dicendo: “Perché sei così triste? Ti voglio molto bene e ho preparato molte belle cose per te. Dammi il tuo cuore e ti darò la pace.” Cominciai a piangere di gioia e a ridere allo stesso tempo. Avevo udito la parola di Dio. Era un sentimento indescrivibile e piacevole. Claudia pregò per me; eravamo entrambe felici. In seguito andai con lei alle riunioni e in un mese trovai più amici che in tutta la mia vita precedente.
Simone
Tratto da: S. Gullans und C. Müller, Lektionen für Kinder, Wer ist Jesus?
Verlag Der Strom GmbH, Filderhautpstrasse 61C, 70599 Stuttgart
Traduzione italiana presso le Edizioni “Il fiume di vita”, Bolzano, seconda edizione, 2013
A diciotto anni avevo tutto! Conoscevo la sicurezza che provi quando vivi in una famiglia che ti vuole bene; la soddisfazione che procura lo sport; la gioia di una festa con gli amici; il piacere di un lavoro fatto bene; avevo accesso alla cultura tramite gli studi superiori, e soprattutto mi sentivo libero e pensavo che il futuro mi appartenesse.
Ma appena raggiunto un obiettivo, bisognava trovarne un altro. Senza che me ne accorgessi, la mia sete interiore non era mai saziata e mi spingeva a cercare continuamente nuove fonti di soddisfazioni. Queste gioie, pur reali, erano passeggere
Un giorno, un’amica m’invitò a un raduno cristiano dove incontrai delle persone che provavano una gioia profonda, interiore, che mi era estranea. Cantando, traboccavano di gioia; leggevano la Bibbia con entusiasmo e non per dovere; pregavano Dio in modo vivente. Parlavano di Cristo e delle sue dimensioni: Cristo è come un vasto paese da esplorare e la vita cristiana è un’avventura in cui scopriamo, individualmente e assieme agli altri, la lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profondità di Cristo. Mi dicevano che il Signore Gesù Cristo vuole diventare tutto in noi e essere tutto nella nostra vita; che vuole riempirci di gioia e di pace; e che lui solo è capace di guarirci dai nostri lati negativi per produrre la vera unità tra gli uomini, secondo il suo piano eterno.
Come mai, sebbene non mi mancasse nulla, non conoscevo una tale pace? La mia vita era basata sul rincorrere ideali certo molto nobili, ma che non procuravano questa soddisfazione duratura.
Ero alla ricerca dell’amicizia disinteressata, ma mi chiedevo se questa esistesse veramente. Incominciai a capire che per ottenerla il problema principale era il mio essere peccatore e che quest’ostacolo era insormontabile per le mie forze. Ciò mi rattristò e mi spinse una sera a gridare a Dio e ad accoglierlo nella mia vita: “Signore, se tu esisti, rivelati a me! Signore, aiutami tu. Perdona i miei peccati e cambia questa natura nera che è in me!”
Fabrizio.
Giovanissimo ho imparato a pregare Dio, visto che sono cresciuto in una famiglia cristiana. Ma solo più tardi, durante una conferenza cristiana per i giovani in Francia, ho avuto per la prima volta il sentimento che Dio mi parlava e mi toccava in modo meraviglioso. Desideravo ardentemente seguire Gesù e sperimentarlo continuamente. Ma sono passati ancora molti anni prima che incontrassi dei cristiani che seguivano Gesù con tutto il cuore. Ho avuto allora la certezza che queste persone potevano aiutarmi a diventare un discepolo di Gesù.
Oggi sono felice che Gesù mi abbia salvato dal mio vecchio modo di vivere e abbia fatto di me un suo discepolo.
Olaf
Tratto da: S. Gullans und C. Müller, Lektionen für Kinder, Wer ist Jesus?
Verlag Der Strom GmbH, Filderhautpstrasse 61C, 70599 Stuttgart
Traduzione italiana presso le Edizioni “Il fiume di vita”, Bolzano, seconda edizione, 2013
Frequentavo i corsi all’università con dei credenti che mi parlavano del Signore Gesù Cristo come di una persona vivente e attuale. Sembravano felici ed entusiasti della loro vita cristiana e questo per me era un mistero. Nata in un paese di tradizione cattolica, ma cresciuta in una logica ateistica, non capivo come la fede potesse presentare un interesse per dei giovani studenti.
Un giorno ricevetti per strada un invito a partecipare a una serata “Gospel”. Lessi distrattamente il foglietto e, pensando si trattasse di un concerto, decisi di andarci.
Arrivai in una sala piena di gente, ma il pianista sul palco stava suonando Chopin! Ogni tanto qualcuno si alzava e raccontava come aveva creduto e ricevuto il Signore nella sua vita; tutti sembravano convinti di aver fatto la scelta migliore. Mi sedetti perplessa vicino ad alcuni amici credenti.
Poi la musica cessò e un giovane che conoscevo salì sul palco e cominciò a parlare, citando dei versetti nei Vangeli e insistendo sul fatto che ogni essere umano si trova davanti a una scelta: da un lato c’è una porta larga, con una strada larga che porta alla perdizione, dall’altro una porta stretta, con un sentiero stretto che mena alla salvezza.
Io continuavo a non capire cosa c’entrasse tutto questo con la musica gospel e con Chopin, finché, a un certo punto, qualcuno disse: “Chi in questa sala desideri ricevere il Signore Gesù nel suo cuore, si alzi e pregheremo insieme”. Balzai in piedi, non so come e perché, e pregai senza capire cosa mi stesse succedendo. Sapevo solo che qualcosa in me mi spingeva a farlo.
Fu solo il giorno seguente, sola nella mia camera, che mi rivolsi personalmente a Dio. Gli dissi che desideravo conoscerlo e cominciai a invocarlo, cioè a chiamare il suo nome: “Signore Gesù”, senza sapere cosa aspettarmi. Non accadde nulla di straordinario, ma ebbi la certezza che Lui ora viveva in me. Cominciai a leggere il Nuovo Testamento e a riceverne cibo per la mia vita cristiana.
Da allora sperimento continuamente alti e bassi nella mia vita, ma non ho mai smesso di credere nel Dio eterno che un giorno è diventato fonte di vita in me.
Sandra
Subito dopo aver creduto nel Signore Gesù mi fu letto un brano della Bibbia che mi toccò profondamente: Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. (Romani 10:12)
In esso il Signore mi confermò che solo lui sarebbe stato in grado di togliere ogni causa di divisione tra i popoli, tra il Giudeo e il Greco, e tra un individuo e l’altro. Lui avrebbe prodotto non solo la solidarietà che cercavo, ma l’unica vera unità tra gli esseri umani.
Se non avessi incontrato il Signor Gesù Cristo, avrei probabilmente dimenticato la mia aspirazione ad una vera solidarietà tra gli uomini. Questo desiderio fu invece rinforzato dalla lettura di altri passi della Bibbia. Mi accorsi che il Signor Gesù desidera più di ogni altra cosa l’unità tra gli uomini; l’amicizia o la solidarietà non gli bastano. Per questo, prima di morire sulla croce, Gesù pregò a Dio Padre affinché quelli che credono in me … siano uno come noi siamo uno (Giovanni 17: 20-22). Mi fu quindi chiaro che tra i figli di Dio non devono esistere divisioni. Gesù Cristo, infatti, ci ha salvato tutti assieme sulla croce facendo di tutti i credenti, le membra del suo unico corpo, la chiesa. Inoltre capii che solamente una relazione personale e diretta con il Signor Gesù può produrre la vera unità tra gli uomini. Avevo trovato ciò che cercavo.
Ma per me la chiesa era quell’edificio le cui campane ritmano la vita quotidiana di ogni paesino. Era il luogo dove la domenica i cattolici praticanti vanno a messa e dove più o meno tutti gli altri cattolici si recano almeno in tre occasioni: per il battesimo di un neonato, per un matrimonio o per un funerale.
Poi capii che per la Bibbia la chiesa non è un edificio, ma l’assemblea di tutti quelli che credono in Dio. Non è un’organizzazione, ma il corpo vivente di Cristo che esprime Dio sulla terra. Non è un gruppo di persone che praticano gli stessi riti, ma una famiglia i cui membri hanno ricevuto la vita divina e sono diventati figli di Dio.
Mi resi conto che le tradizioni umane ci allontanano da Dio e dal suo piano e che le numerose divisioni tra i cristiani impediscono ai credenti di esprimere il Signor Gesù sulla terra. Decisi quindi di rifiutare ambedue per accogliere tutti i credenti in Cristo e per riunirmi con loro sull’unica base della salvezza di Gesù Cristo. Se Dio non ha fatto nessuna differenza tra noi, come potrei introdurne io?
Fabrizio
Il virus corona ci tiene ben bloccati. Ma c’è un altro virus peggiore con cui tutti siamo infetti: il peccato. Questo è venuto al mondo attraverso Adamo e con esso la morte spirituale (la separazione da Dio) come anche quella fisica sono penetrate in tutte le persone (Romani 5:12). La paura di morte ci tiene in schiavitù per tutta la vita.
Ora la buona notizia: Gesù, l’unico senza peccato, ci ha liberati da questa schiavitù, dalla paura di morte, attraverso la sua morte (Ebrei 2:14-15). Tutti sappiamo che una volta dobbiamo morire, poi viene il
giudizio (Ebrei 9:27). Ma Gesù è stato giudicato al posto nostro. Chi crede in lui ha la vita eterna e non entra nel giudizio, ma è passato dalla morte alla vita (Giovanni 5:24). Credere significa ricevere Gesù (Giovanni 1:12). Gesù bussa alla porta dei nostri cuori. Lo lasciamo entrare nel nostro essere più intimo, così nasciamo di nuovo (Giovanni 3:3) e arriviamo alla sorgente della vita (Salmo 36:10). Non solo la paura della morte sparisce, ma già ora attraverso la sua vita in noi – abbiamo una vita realizzata, come Gesù dice in Giovanni 10:10: “Sono venuto, affinché abbiano la vita e l’abbiamo in esuberanza”.
Articolo parso nel giornale Dolomiten, dal 17 marzo 2020